Distorsioni cognitive e schemi maladattivi precoci nei sex-offender: riferimenti teorici e di ricerca nella letteratura
DOI:
https://doi.org/10.5944/ts.2.2018.22318Keywords:
distorsioni cognitive, schemi maladattivi precoci, rischio di recidiva, assessment rischio di violenza, HCR-20, cognitive distortion, early maladaptive schemas, sex-offender, recidivism risk, violence risk assessmentAbstract
La centralità dei temi delle distorsioni cognitive e degli schemi maladattivi
precoci è stata da sempre annoverata dalla Terapia Cognitiva nell’origine
e nel mantenimento dei disturbi psicopatologici (Beck 1963; 1964; 1967; 1976).
Nel corso degli ultimi decenni un rinnovato interesse verso tali costrutti ha interessato
anche la popolazione forense, laddove essi sono stati ricondotti alle spiegazioni
giustificatorie pre o post comportamento-reato, in particolare quelli di aggressione
sessuale (Gannon, Wright, Beech & Williams, 2006; Noferesty & Anary,
2013; Carvalho & Nobre, 2014; Sigre-Leiros, Carvalho & Nobre, 2015). Riconoscendo
il valore che tali costrutti hanno in termini di minimizzazione della responsabilità
penale nonché rispetto alle conseguenze per la vittima (Di Tullio D’Elisiis,
2006), il presente lavoro desidera riferire sugli approfondimenti in senso teoretico
e di ricerca prodotti dalla comunità scientifica. Verranno menzionati i riscontri in
senso qualitativo sulle convinzioni distorte ed i processi cognitivi disfunzionali
descritti dagli approcci teorici che si sono interessati degli aggressori sessuali;
laddove emersi dalla ricerca empirica, verranno indicati anche i riscontri in senso
quantitativo.
Si considera l’importanza di annoverare anche i summenzionati contenuti cognitivi
quali fattori di rischio tra gli altri tradizionalmente esaminati nella valutazione
del rischio di recidiva criminosa violenta (violence risk assessment).
The centrality of the themes of cognitive distortions and early maladaptive
schemes has always been counted by Cognitive Therapy in the origin and
in the maintenance of psychopathological disorders (Beck 1963; 1964; 1967;
1976). Over the past few decades a renewed interest toward such constructs has
also affected the forensic population, where they have been traced back to justifying
pre or postcrime-behavior explanations, particularly those of sexual assault
(Gannon, Wright, Beech & Williams, 2006; Noferesty & Anary, 2013; Carvalho &
Nobre, 2014; Sigre-Leiros, Carvalho & Nobre, 2015). Once that the value that
such constructs have in terms of minimizing criminal liability as well as the consequences
for the victim has been acknowledged (Di Tullio D’Elisiis, 2006), this
paper aims to describe the theoretical and the research insights produced by the
scientific community. The qualitative findings on the distorted beliefs and dysfunctional
cognitive processes described by the theoretical approaches dealing with
sexual aggressors will be mentioned; should the emerge from the empirical research,
quantitative findings will also be indicated.
The importance of including the aforementioned cognitive contents such as
risk factors among the others traditionally examined in the assessment of the violent
recidivism risk (violence risk assessment) is also considered.